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giovedì 25 agosto 2011

MANOVRA CORRETTIVA AGOSTO 2011 - PARTE VII - LO STATO DELL'ARTE

Tirando le fila allo stato dell'arte, e in attesa della discussione in aula che segnerà, ovviamente, un momento importante di svolta, possiamo sintetizzare nel modo che segue la situazione dell'art. 8 del DL 138/2011 sul quale sto concentrando la mia attenzione.

1) in primo luogo ribadisco perchè questa norma, a parer mio e di tanti altri osservatori, è molto importante: lo è perchè di fatto incide non solo sul sistema della relazioni industriali, dando concreto risalto ai contratti aziendali (o di prossimità, come vengono definiti nel Decreto), ma soprattutto perchè esso stravolge del tutto l'impianto legislativo comunemente applicato. A rischio di esprimermi in maniera grossolana sintetizzo ancor meglio il punto. Da decenni (possiamo dire "da sempre") il nostro sistema è fondato su di una rigida predeterminazione legislativa degli istituti che disciplinano i rapporti di lavoro. Le norme di legge, internazionali, comunitarie e nazionali, costituiscono un baluardo invalicabile da parte della contrattazione collettiva nazionale. Addirittura era impensabile che un contratto aziendale potesse derogare non solo a norme di legge, ma finanche ai CCNL. Il nuovo intervento mina alla radice questo rigido schema. Non sovverte l'ordine delle fonti (ci mancherebbe!), ma di fatto costituisce una sorta di autorizzazione quasi in bianco alla contrattazione "decentrata" su temi fondamentali, addirittura in deroga a norme di legge nazionale e con il solo limite (ovviamente) delle norme sovranazionali. Per concludere sull'importanza del citato art. 8 basterà osservare che tutto il mondo sindacale è in agitazione e che è stato proclamato uno sciopero nazionale per tale motivo. E' una prospettiva di riforma epocale ma che avrebbe richiesto forse momenti diversi, un diverso dibattito, maggiore coraggio e, in tal caso, anche maggiore orgoglio in chi la propone. Tuttavia ripeto a me stesso che le novità, soprattutto quelle rilevanti, lasciano sempre perplessi e richiedono tempo per una loro metabolizzazione. Aggiungo che una sferzata al sistema era necessaria e che il clima delle relazioni sindacali era giunto ad un livello di maturazione più che accettabile. L'intervento va visto nell'ambito di eventi quali la vicenda Fiat (che ha dato una grossa sferzata al sistema), il nuovo accordo interconfederale di giugno, la discussione sulla riforma dello Statuto e, ovviamente, nell'ambito della crisi economica in corso.

2) il secondo punto da affrontare attiene alla portata derogatoria dell'art. 8, punto nodale di tutta la discussione.
Era ed è chiaro a tutti che l'intento del Governo è quello di consentire ai contratti decentrati di derogare anche a norme di legge e, ovviamente, ai CCNL. Ho già chiarito, fin dai primi post, che se questa è la chiara intenzione, essa è stata espressa con lettere incerte, vaghe e contradditorie. E' ovvio, infatti, che occorreva ed occorre scrivere in maniera chiara che gli accordi di prossimità avranno tale portata derogatoria. Ciò non si legge nel testo approvato dal CDM e, pertanto, allo stato (ritengo) alcuna portata derogatoria è data leggere, con conseguente sostanziale svuotamento della portata della norma stessa.
Come prevedevo la maggioranza sta correndo ai ripari (anche se qualcuno sostiene che era tutto già previsto e che dipenda da mancanza di coraggio e di chiarezza), così che la Commissione Lavoro del Senato ha approvato una proposta di modifica del testo che espliciti chiaramente ciò che solo a parole era chiaro a tutti.
Personalmente ritengo che anche la modifica prospettata non sia sufficiente e che si aprino seri scenari di incostituzionalità, ma molto dipenderà dal complessivo equilibrio politico che si raggiungerà.
Occorre però tenere conto che la norma non incide direttamente sui famosi "saldi di bilancio", ma avrebbe una funzione di incentivare lo sviluppo del paese, per cui è evidente che un suo stralcio non avrebbe (in teoria) conseguenze sotto il versante finanziario: tuttavia è ovvio che il pacchetto proposto è "politicamente unitario".

3) La prospettiva più certa è quindi quella di accordi aziendali con ampissima portata derogatoria finanche dell'art. 18 Sdl. I sindacati e l'opposizione, pertanto, cercano a questo punto di puntare ad un obiettivo minimo: definire i soggetti abilitati a stipulare gli accordi, evitando il proliferare di accordi con sindacati di comodo soprattutto in realtà territoriali inclini ai compromessi e in realtà aziendali piccole. Si ritorna quindi al nodale punto della rappresentatività sindacale ed alla oligarchia della grosse OOSS. Ciò dimostra anche che la norma andava meglio affrontata con il già previsto sistema delle delega legislativa, costituendo di fatto uno stralcio dello Statuto dei lavori che Sacconi aveva (ed ha) in mente.
L'ex Ministro Treu, in Commissione Lavoro del Senato, ha parlato di rischio di "balcanizzazione" del sistema. Il Presidente della medesima Commissione, invece, in un intervento sul Corriere del Mezzogiorno di ieri 24 agosto, esaltava le grosse prospettive che per il Meridione si aprirebbero a seguito della nascita dei nuovi accordi aziendali. Personalmente concordo con la direttrice assunta, ma ritengo, come peraltro sostiene autorevolmente il Prof. Ichino, che una tale scelta politica (perchè di questo si tratta), va calata in su più ampio sistema anche di protezione dei lavoratori, diversamente non dico che si va incontro alla tragedia, ci mancherebbe, ma si aprono forti incognite per i soggetti "contrattualmente deboli".

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